Idealismo-Shelling-Fichte
IDEALISMO
IL SUPERAMENTO DEL CRITICISMO KANTIANO
Il criticismo kantiano, sviluppando l'indirizzo soggettivista impresso alla filosofia da Cartesio, aveva considerato il conoscere come attività e non solo come passività. Tuttavia, il soggetto o io penso kantiano si limitava a sintetizzare e ad organizzare attraverso le forme a priori la realtà fenomenica, escludendo dal proprio orizzonte conoscitivo la cosa in sé.
Proprio a partire dal tentativo di superare le contraddizioni rimaste insolute nel sistema kantiano, prende le mosse una nuova corrente filosofica, l'idealismo - termine con cui si è soliti designare le filosofie che privilegiano la dimensione ideale e spirituale della realtà.
I fondatori dell'idealismo furono Fichte e Schelling e il massimo esponente fu Hegel.
IDEALISMO E ROMANTICISMO
Verso la fine del secolo viene ripreso dagli scrittori tedeschi chi si radunano intorno alla rivista "Athenaeum" animata dei fratelli Schlegel per definire il nuovo movimento culturale e artistico che sta nascendo in Europa e che, esaltando il ruolo del sentimento e delle emozioni, si contrappone alle istanze razionalistiche dell'illuminismo.
I prodromi della mentalità romantica possono essere rintracciati nel movimento culturale che si sviluppa in Germania a partire dal 1870, noto come Sturm und Drang, tempesta e impeto.
Le idee di fondo dello Sturm und Drang sono riconducibili all'amore per i sentimenti forti e le passioni tempestose, alla riscoperta della natura come forza vitale, all'esaltazione della libertà, all'avversione per le regole , all'amor patrio, a una visione panteistica del mondo, in cui il divino viene colto come un principio immanente alla natura.
LA NOSTALGIA DELL'INFINITO
L'aspirazione all'infinito è il primo e più importante tratto della cultura romantica e rappresenta il comune denominatore del movimento. Tale aspirazione nasce da un senso di inquietudine nei confronti di tutto quanto possa costituire un limite e dal profondo bisogno di assoluto.
La nuova mentalità romantica ritiene che ogni individuo abbia un valore assoluto e possa realizzarsi compiutamente soltanto ricongiungendosi all'infinito, ossia a Dio stesso. I romantici rifiutano il deismo settecentesco, che considerava Dio come l'impersonale e freddo principio razionale che assicura l'ordine dell'universo, e accolgono il Dio personale della religione cristiana, che partecipa alle sofferenze dell'essere umano. L'infinito costituisce pertanto la meta ideale dello spirito romantico, il quale avverte in sè una profonda nostalgia per le proprie origini divine.
L'IDEALISMO ETICO DI FICHTE
Fichte giudica inammissibile la cosa in sé kantiana, in quanto nozione di una realtà estranea all'io. Egli afferma decisamente l'io come attività creatrice del mondo e priva di limiti. Con ciò si compie il passaggio da criticismo kantiano all'idealismo.
Tutto il reale è infatti da Fichte concepito come una creazione dell'io, pura coscienza, azione e libertà incondizionata, che non risulta limitata da una realtà esterna indipendente.
La vita dell'io si dispiega in un processo triadico, composto di tre momenti: nel primo (la tesi) l'io pone se stesso come autocoscienza; nel secondo (l'antitesi) l'io pone a sé un non io, ossia il mondo, quale condizione della sua stessa attività che necessita di un ostacolo da superare per la piena realizzazione del sé; nel terzo (la sintesi) l'io pone, nell'io, all'io divisibile un non-io divisibile, cioè, avendo posto il non-io come correlato indispensabile della sua sua attività, l'io si frantuma nei singoli io empirici e finiti contrapposti al mondo e alla sua molteplicità, e quindi si trova a esistere "concretamente".
La realtà è dunque un perenne processo, in cui l'io pone il diverso da sé per esercitare, nel superamento degli ostacoli, la propria attitudine etica, al fine di perseguire il perfezionamento di se stesso e l'affermazione della libertà. Tale perfezionamento non può avere termine (perché la vita dello spirito è inesauribile) e rappresenta una meta ideale per l'uomo. In questa prospettiva , decisiva risulta la missione del dotto, che, educato dalla storia (conoscenza degli eventi passati della vita dello spirito) e dalla filosofia idealista (riconoscimento dell'originarietà e incondizionatezza dell'io puro) deve porsi come guida ed esempio per tutti gli uomini.
Fichte sostiene che:
- L'io è un processo creativo e infinito che si articola in tre momenti:
➤ Tesi: l'io pone se stesso ⇢ si rivela come attività autocreatrice
➤ Antitesi: l'io pone il non-io ⇢ produce l'altro da sé come oggetto e ostacolo indispensabile alla sua attività
➤ Sintesi: l'io pone nell'io, all'io divisibile un non-io divisibile ⇢ si particolarizza nei singoli io empirici e finiti contrapposti alle cose del mondo
- La natura e il mondo non possono esistere in modo indipendente dall'io, il quale pone il non-io e si determina come io empirico grazie all'immaginazione produttiva
- Compito dell'uomo è affermare la propria libertà, infatti, il mondo esiste in funzione dell'attività dell'uomo e del suo autoperfezionamento ⇢ primato della vita morale rispetto a quella teoretica
- L'uomo ha il suo fine nella società la quale ha l'obiettivo di realizzare la completa unità di tutti i suoi membri grazie alle due leggi morali:
1. trattare gli altri come figli e mai come mezzi
2. puntare al perfezionamento degli uomini tramite l'educazione; per questo, la missione del "dotto" consiste nel promuovere il progresso culturale e morale di tutte le classi sociali.
L'idealismo estetico di Schelling
Schelling, pur condividendo con gli altri esponenti dell'idealismo la medesima tensione verso l'infinito, si differenzia da essi per l'affermazione della centralità della natura. Per lui, il principio infinito creatore della realtà è l'assoluto, in cui spirito, natura, soggetto e oggetto vengono consigliati in una superiore unità.
Per Schelling, entusiasta ammiratore della natura, questa è una realtà in sé, già da sempre intrisa di spiritualità: l'assoluto è l'unità di natura e spirito. È per questo motivo che la filosofia, in quanto "scienza dell'assoluto", cercando di coglierne le unità inscindibile può seguire due direzioni di ricerca complementari: la filosofia della natura che, partendo dalla natura, giunge allo spirito, e la filosofia dello spirito che, partendo dallo spirito, giunge alla natura.
La filosofia della natura riconosce come la natura sia spirito visibile; la filosofia dello spirito coglie nello spirito una natura invisibile. Natura e spirito sono come le due facce della stessa medaglia, i due risvolti del medesimo principio infinito e assoluto che in essi si realizza e si esprime. L'assoluto, tuttavia, non può essere conosciuto adeguatamente dalla ragione speculativa, che procede per distinzioni e opposizioni, ma solo dall'intuizione estetica, che sa cogliere la totalità. L'arte è, dunque, attività divina, in quanto capace di imprimere nelle forme sensibili (finite) della rappresentazione l'infinito dell'ispirazione, in analogia all'azione del "poeta cosmico (l'assoluto, Dio) nella creazione del mondo. L'arte, supremo organo dell'assoluto, viene così ad armonizzarsi con la religione, consentendo all'uomo di intuire quella pacificazione tra natura e spirito, tra finito e infinito che costituisce la profonda aspirazione dell' animo romantico.
Per Schelling, entusiasta ammiratore della natura, questa è una realtà in sé, già da sempre intrisa di spiritualità: l'assoluto è l'unità di natura e spirito. È per questo motivo che la filosofia, in quanto "scienza dell'assoluto", cercando di coglierne le unità inscindibile può seguire due direzioni di ricerca complementari: la filosofia della natura che, partendo dalla natura, giunge allo spirito, e la filosofia dello spirito che, partendo dallo spirito, giunge alla natura.
La filosofia della natura riconosce come la natura sia spirito visibile; la filosofia dello spirito coglie nello spirito una natura invisibile. Natura e spirito sono come le due facce della stessa medaglia, i due risvolti del medesimo principio infinito e assoluto che in essi si realizza e si esprime. L'assoluto, tuttavia, non può essere conosciuto adeguatamente dalla ragione speculativa, che procede per distinzioni e opposizioni, ma solo dall'intuizione estetica, che sa cogliere la totalità. L'arte è, dunque, attività divina, in quanto capace di imprimere nelle forme sensibili (finite) della rappresentazione l'infinito dell'ispirazione, in analogia all'azione del "poeta cosmico (l'assoluto, Dio) nella creazione del mondo. L'arte, supremo organo dell'assoluto, viene così ad armonizzarsi con la religione, consentendo all'uomo di intuire quella pacificazione tra natura e spirito, tra finito e infinito che costituisce la profonda aspirazione dell' animo romantico.
Schelling sostiene che:
- Il principio infinito creatore della realtà è l'assoluto, il quale è la suprema unità di spirito in natura, soggetto e oggetto
- La filosofia è scienza dell'assoluto e può seguire due direzioni:
- La filosofia è scienza dell'assoluto e può seguire due direzioni:
⇢ la filosofia della natura, che partendo dalla natura (spirito visibile) giunge allo spirito
⇢la filosofia dello spirito,che partendo dallo spirito (natura invisibile) giunge alla natura
... infatti spirito e natura sono due modalità di realizzazione e di espressione dell'assoluto.
-l'arte è il supremo organo conoscitivo, infatti riesce a cogliere le profondità originarie della vita e della natura grazie all'intuizione estetica,ossia la capacità di penetrare l'infinito attraverso le sue forme concrete.
Per questo l'attività dell'artista è simile a quella dell'assoluto creatore, infatti, l'opera del genio si compone di ispirazione inconsapevole ed esecuzione consapevole, soggettività e oggettività, spirito e natura
Per questo l'attività dell'artista è simile a quella dell'assoluto creatore, infatti, l'opera del genio si compone di ispirazione inconsapevole ed esecuzione consapevole, soggettività e oggettività, spirito e natura
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