Schopenhauer

SCHOPENHAUER









- Danzica, 22 febbraio 1788 
-  Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860
           -  filosofo tedesco, uno dei maggiori pensatori del XIX secolo e dell'epoca moderna











Il suo pensiero recupera alcuni elementi dell'illuminismo, della filosofia di Platone, del romanticismo e del kantismo, fondendoli con la suggestione esercitata dalle dottrine orientali, specialmente quella buddhistA e induista. 
Schopenhauer crea una sua originale concezione filosofica caratterizzata da un forte pessimismo, la quale ebbe una straordinaria influenza, seppur a volte completamente rielaborata, sui filosofi successivi, come ad esempio Friedrich Nietzsche.

Si stabilì a Weimar dove conobbe Wieland e Goethe. Con buoni studi alle spalle, decise di dedicarsi alla filosofia e frequentò i corsi tenuti da Schulze a Gottinga e quelli di Fichte a Berlino. Nei confronti di questi, ma anche di Schelling ed Hegel, Schopenhauer nutrì sempre, concorde in questo con Kierkegaard, disprezzo e avversione, definendo Hegel il gran ciarlatano.

Nel 1818, pubblicò la sua opera più importante, Il mondo come volontà e rappresentazione, che ebbe tuttavia scarsissimo successo tra i suoi contemporanei e che cominciò a ricevere qualche attenzione solo vent'anni dopo.
La vera affermazione del pensatore si ebbe solo a partire dal 1851, con la pubblicazione del volume Parerga e paralipomena, inizialmente pensato come un completamento della trattazione più complessa del Mondo, ma che venne accolto come un'opera a sé stante e fece conoscere al grande pubblico anche le opere precedenti del filosofo. 
Schopenhauer manifestò per gran parte della sua vita un acuto disagio nei confronti dei contatti umani e uno scarso interesse per le vicende politiche dell'epoca, quali ad esempio i moti rivoluzionari del 1848.





Schopenhauer rappresentazione e volontà.


Secondo Schopenhauer è possibile offrire una duplice visione del mondo: quella scientifica, che appunto lo descrivere il suo apparire esteriore e fenomenico come rappresentazione; e quella filosofica, la quale, andando oltre i fenomeni, arriva a comprendere che la sua essenza consiste nella volontà.



Il mondo come realtà fenomenica


Questi due prospettive vengono sviluppate nell'opera maggiore del filosofo, Il mondo come volontà e rappresentazione. 

Dire che il mondo é una nostra rappresentazione significa che esso è dato sempre e soltanto in relazione ai nostri organi di senso e alle nostre facoltà conoscitive: le forme a priori dello spazio e del tempo e la categoria della causalità.
In questo senso, le cose sono un reticolo di connessioni elaborate in virtù dei principi di individuazione e di ragion sufficiente, con i quali il soggetto filtra ogni dato percettivo. 
Per Schopenhauer tale dimensione fenomenica, che è quella della scienza, non è che mero apparire e, dunque, sogno e illusione; in questo egli differisce da Kant per il quale essa costituiva l'ambito della conoscenza oggettiva. L'identificazione del mondo fenomenico con la dimensione dell'illusione e dell'inganno era già stata sostenuta dal pensiero orientale, a cui Schopenhauer fa esplicito riferimento riprendendo il concetto di Velo di Maya, ossia l'immagine che rappresenta l'esperienza sensibile come un velo che nasconde la vera essenza delle cose.



Una via di accesso alla verità

Secondo il filosofo, tuttavia, l'uomo non è soltanto fenomeno e rappresentazione, bensì anche corpo, e in quanto tale avverte in sé stesso un'incessante brama di vivere e di autoconservazione.
Grazie al proprio corpo, dunque , l'uomo può squarciare il Velo di Maya che nasconde la verità e capire veramente la propria natura, e che consiste, appunto, nella volontà. Quest'ultima è un impeto cieco e insopprimibile, che lo porta a desiderare sempre nuove cose e lo rende schiavo di una condizione di desiderio continuamente inappagato.


Il dolore come essenza della vita

La vita umana è come un pendolo, che oscilla senza fine tra il desiderio e la noia, trovando quiete solo nel fugace e  transitorio istante del piacere, inteso come cessazione del dolore

La volontà colta nell'esperienza corporea non è l'essenza unicamente dell'uomo, bensì di tutto l'universo, un principio universale di cui la molteplicità degli esseri non è che manifestazione e oggettivazione. 
Tutto, nel mondo, è accomunato dallo stesso cieco impulso che comporta inquietudini e dolore: esso è il noumeno, la cosa in sé, sottesa alla realtà.


Verso il Nirvana
Tuttavia , per Schopenhauer esistono 3 vie di liberazione dal dolore: l'arte , morale e l'ascesi .
 L'esperienza estetica costituisce un primo tentativo di affrancarsi dalla volontà , in quanto , attraverso la contemplazione disinteressata dell'oggetto , disattiva il desiderio e i sentimenti negativi che a esso sono inevitabilmente connessi.

La morale , poi , consente di superare il principio di individuazione caratteristico della vita quotidiana, facendo si che l'uomo cessi di considerarsi un individuo contrapposto ad altri,  per cogliersi quale espressione dell'unica volontà universale che accomuna tutti gli esseri. 
Ma la possibilità di estirpare alla radice la volontà di vivere è data dall'ascesi . Essa consiste nella metodica  e costante soppressione dei desideri e dei bisogni e ha come scopo il raggiungimento del Nirvana , cioè la dimensione del nulla, inteso, appunto, come negazione della volontà di vita e , quindi , del mondo che ne è manifestazione .








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